(titolo originale: AU BONHEUR DES OGRES, Gallimard, 1985)
I edizione Feltrinelli: 1991
"Quello che uccide l'amore, vedi, è la cultura amorosa: a qualsiasi uomo verrebbe duro, se non sapesse che agli altri uomini viene duro."
Benjamin Malaussène svolge uno strano lavoro.
Il Capro Espiatorio. Che, nella fattispecie, consiste di beccare le rampogne dei clienti insoddisfatti del Grande Magazzino e convincerli, attraverso delle vere e proprie scene madri, a desistere dall'idea di farsi risarcire. E, non si sa come, ci riesce sempre.
Anzi, in un certo senso, il perchè si sa: lui è un capro espiatorio nato. Sembra attirare a sè tutte le disgrazie che accadono, compresa una serie di esplosioni che avvengono proprio nei locali del Grande Magazzino.
Lui è sempre presente, per fortuite coincidenze. E questo, ovviamente, concentra su di lui i sospetti della polizia. Il resto è contorno, apparentemente: una famiglia strampalata, con una madre sempre assente e in preda a subitanee passioni, e lui, fratello maggiore, a fare le veci del capotribù, circondato da fratelli e sorelle dotati di una spiccata personalità, un cane epilettico e dall'odore pestilenziale, il grande amore della sua vita, conosciuto mentre taccheggia al reparto maglieria dei grandi magazzini, amici arabi specializzati nel gioco delle tre carte e da una guardia notturna di origine serba, con cui intrattiene interminabili partite a scacchi, il tutto ambientato nel vivace quartiere di Belleville, Parigi.
L'universo di Malaussène è colorato, paradossale, surreale. Nonostante i sospetti si concentrino tutti su di lui, e nonostante tutti si accorgano ben presto della sua indole di principale fautore di tutti i mali di questo mondo, di vaso di Pandora su cui scaricare le colpe, noi che leggiamo sappiamo benissimo che è innocente, anzi, l'innocenza in persona, e perciò sorridiamo alle sventure che si susseguono una dopo l'altra, e lo facciamo anche per l'ironia con cui Pennac tratteggia il suo piccolo universo, i monologhi interiori di Ben, i pensieri, le paranoie, le nevrosi, le preoccupazioni che gli destano i suoi fratelli, uno più strano dell'altro, e Julius, il cane, epilettico, che rimane giorni e giorni immobile nella sua puzza, per rialzarsi così, dal nulla, all'improvviso.
Ho deciso di recensire la saga dei Malaussène, perchè ritengo sia assolutamente geniale e ben costruita. I rimandi da libro a libro sono più che evidenti, tant'è che si potrebbe quasi prenderne uno qualsiasi, e leggerlo, e capire tutto ciò che è successo prima (e infatti io, genia del male che non sono altro, ho iniziato a leggerla proprio da Signor Malaussène, quarto libro della saga, quello dove, bene o male, si tirano le somme, seppure ne seguano altri due dopo, La Passione Secondo Thérèse e Ultime Notizie Dalla Famiglia. Certo, ci si rovina le sorprese, i colpi di scena che, numerosi, si susseguono nella serie, ma quasi non ci se ne accorge).
Lo stile di Pennac, poi, è inconfondibile: ironico, pungente, incline al monologo interiore, un monologo assolutamente sarcastico e ricco di trovate estemporanee, di accostamenti bizzarri, metafore surreali, ma non per questo meno forti. Insomma, altro che saghe di maghetti o affascinanti vampiri. La figura del capro espiatorio è sicuramente più strampalata e originale, soprattutto nel contesto in cui è inserita. Alla fine, è pure questo una sorta di 'stato di natura', come l'essere dotati di poteri magici o di un paio di canini affilati e una sete insaziabile di sangue. É solo questione di punti di vista.
voto: 9/10
Nessun commento:
Posta un commento