sabato 28 marzo 2009

Drive - Discography 1988 - 1993

Discographic

Genere: Punk/Pop-Punk

Raccomandato Se Vi Piace: Mega City Four, Samiam, Snuff, Bracket, Goober Patrol

Il punk inglese, dagli anni 90 in poi, è sempre stato elegantemente bistrattato. Male. Mega City Four, Snuff (uno dei miei gruppi preferiti in assoluto, tra l’altro), The Senseless Things, Leathermouth e molti altri ancora, sono stati alcuni dei gruppi più melodici e più innovativi nel panorama punk negli anni 90, ma purtroppo per loro, il grande pubblico non li ricorda a dovere. Tra questi abbiamo anche i Drive, i quali dal 1988 al 1993 hanno scritto una manciata di canzoni, ventiquattro in tutto, tutte raccolte qui su questa discografia, uscita nel 2007, per rinfrescare la memoria di tutti quelli che li hanno sentiti all’epoca e non li ricordavano e di quelli che come me, ne avevano sentito parlare ma non li avevano mai ascoltati. Quindi unitevi a me, gioite di pezzi vintage come “Workhorse” o la classica “No Girls” (cliccate qui per scaricare la canzone), e godete della loro freschezza a vent’anni di distanza.

Voto:7,5/10

Dear And The Headlights - Small Steps, Heavy Hooves

Equal Vision Records
Genere: Indie-Rock/Acoustic/Emo

Raccomandato Se Vi Piace: As Tall As Lions, Lydia, Frank Turner, Bright Eyes, Manchester Orchestra

Come debutto non è male. I Dear And The Headlights, di Chandler, Arizona, giungono a questo debutto su una gran bella etichetta come la Equal Vision e sicuramente si fanno notare per il loro indie-rock dai tratti acustici e a volte, vicini a quel cantautorato emo, stile primo Bright Eyes per intenderci. Il disco è a dire la verità, molto lungo, quasi 60 minuti di musica distribuiti per tredici tracce, quindi ci vuole un po’ di impegno per ascoltarselo tutto e goderne appieno ma alla fin fine potreste scoprire delle canzoni decisamente ben fatte come “I’m Bored, You’re Amorous” o la bellissima “Mother Make Me Golden” che mi ha fatto drizzare le orecchie, dato che è situata dopo una coppia di canzoni non propriamente gloriosa (“Skinned Knees & Gapped Teeth” e “Run In The Front”). Non so perché, comunque, mi sembra di ascoltare per tutto il disco, un Frank Turner americano. Forse è solo una mia impressione.
Voto:7/10

venerdì 27 marzo 2009

The Time Flys - Rebels Of Babylon

Birdman

Genere: Garage/Punk/Rock’n’Roll
Raccomandato Se Vi Piace: Demon’s Claws, The Ramones, New York Dolls, The Buzzcocks, Bad Times
Ancorato strettamente alla fine degli anni settanta, ecco che troviamo questo “Rebels Of Babylon” dei Time Flys, un quartetto garage di Oakland in California, il quale, rispetto ai Demon’s Claws recensiti qualche giorno fa e che più o meno fanno lo stesso genere, è decisamente più godibile. Per capire cosa suonino i Time Flys, basti pensare ad un punk rock sguaiato e melodico (The Ramones, The Buzzcocks) come possiamo riscontare in pezzi come “Bonzo Is A Bruiser” o “Spotty Kid” unito ad assoli rock’n’roll alla New York Dolls, i quali è possibile ascoltarli in brani come “Livin’ In Sin”. Da ascoltare, per chi come le Vibrazioni, vive negli anni 70 con la propria mente.
Voto:6/10

giovedì 26 marzo 2009

Fall Out Boy - Infinity On High

Island

Genere: Pop-Punk/Pop-Rock

Raccomandato Se Vi Piace: Panic! At The Disco, Mayday Parade, Cobra Starship, Midtown, The Academy Is…

Mi duole ammetterlo, anche se arrivo abbastanza in ritardo, ma questo disco dei Fall Out Boy è veramente molto carino e ben fatto. Mi duole ammetterlo, per un atavico odio che ho nei confronti di quella creatura chiamata Pete Wentz, da quando senza motivo apparente, cambiò la canzone “Quiet Before The Storm” da cd a cd (da “Fall Out Boy’s Evening Out With Your Girlfriend” a “Take This To Your Grave”), aggiungendoci una serie di urlati spropositati e assolutamente modaioli (cosa che comunque qui fa in una sola canzone, ovvero “The Carpal Tunnel Of Love”), ma alla fine devo cedere al pensiero oggettivo: ormai i Fall Out Boy, hanno monopolizzato la scena pop-punk, portando una serie esasperata di gruppi (Panic!At The Disco,Mayday Parade, So They Say, eccetera, eccetera, eccetera) a copiarli in un modo o nell’altro. E se vengono copiati da tutti, un motivo deve anche esserci (ecco perché la brutta copia dei Dari, quelli di Bambolina Elettrica, per capirci, non sono stati cagati da nessuno). A sentire “Infinity On High”, il motivo è questo: una serie di canzoni, che nel bene o nel male, entrano in testa e lì rimangono, come i singoloni da loro lanciati. “This Is Ain’t A Scene, It’s An Arms Race” col suo fare hippoppettone è ipnotica, idem lo spannung finale di “The Take Over, The Break’s Over” e la velata malinconia di “Thnks Fr Th Mmrs”. Tutti brani correlati di video, accattivanti e molto divertenti, questo è vero, ma che ti costringono a vedere la finta belloneria del signor Wentz e la cosa è poco accettabile per me: punti di vista che comunque, vanno al di fuori della recensione del disco, sia chiaro. Per quanto riguarda “Infinity On High” ha decisamente molti momenti sì e pochissimi no (“Golden”, brano lento inutile): i fan del pop-punk ottimamente suonato, potrebbero impazzire per canzoni come “The (After) Life Of The Party”, “The Carpal Tunnel Of Love” ed “Hum Hallelujah” dove è possibile sentire un piccolo reprise di “Hallelujah” di Leonard Cohen, che sinceramente, rappresentano un nuovo passo in avanti nell’evoluzione del pop-punk, ormai indiscutibilmente incollato al pop-rock. Da ascoltare sicuramente.
Voto:8/10

martedì 24 marzo 2009

Threats - God Is Not With Us Today

Dr. Strange Records
Genere: Punk

Raccomandato Se Vi Piace: The Defects, G.B.H., The Casualties, Chaotic Youth, Dead Wretched

“God Is Not With Us Today”.
Ah.
E' vero.
Lui sta con i Norma Jean e The Chariot.
Mi spiace.
Loro vincono.
Voto:3/10

Hotspur - Beta

Shine Bomb Records

Genere: Pop-Rock

Raccomandato Se Vi Piace: Rookie Of The Year, Mayday Parade, Young Love, We Are The Fury, The All-American Rejects

Di solito le band pop-rock americane, debuttano sempre più spesso con un EP di massimo sei pezzi, che presentano la metà dei pezzi, decenti e l’altra particolarmente anonime. Gli Hotspur (che prendono il nome dalla squadra calcistica londinese del Tottenham) portano all’attenzione del pubblico “Beta”, un disco di ben 12 tracce di cui la maggior parte, decisamente godibili. La band di Washington, grazie alla produzione di Chris Grainger e Russ Long (al lavoro già per Wilco, Switchfoot e Dropping Daylight), riesce a tirare fuori gradevolissimi brani pop-rock sulla scia di All-American Rejects e Mayday Parade, senza scontare banale: riesce anzi, ad inserire alcune ritmiche nei pezzi (“Young And Reckless”, “She’s Got To Go”, “Criminal”) da far quasi risultare danzereccio, un pezzo pop-rock/punk classico, aumentando così le quotazioni, agli occhi del sottoscritto. Ci sono poi brani più standard, come “Have You Seen This Girl”, una specie di lentone fatto come si deve oppure il pianoforte impazzito di “Her Majesty” che vivacizza una bella canzone, già di per se allegra e spensierata. I fan del pop-rock, additato dappertutto come “””””””””””””emo””””””””””””” (notasi le virgolette), di band come Young Love, We Are The Fury o Rookie Of The Year, ameranno anche questi Hotspur.
Voto:7,5/10

lunedì 23 marzo 2009

Last Days


Genere: biografico, allusivo
Ore 21.15: Serie di immagini e inquadrature che seguono Blake, alias Kurt Cobain
Ore 21.30: Come sopra.
Ore 22.00: [la mia coinquilina si alza per rispondere al telefono]
Ore 22.30: [la mia coinquiliana torna e chiede:"che è successo nel frattempo?", risposta corale “nulla”]
Ore 22.45: Blake muore e c’è la scena bellissima della sua anima che si alza dal cadavere e sale, uscendo dall’inquadratura.

Frasi celebri: le uniche tre che dicono nel corso del film.
Voto: sebbene per solito abbia sempre apprezzato moltissimo lo stile del regista, guardare questo film o fissare per un'ora e mezza la parete mi darebbe la stessa identica sensazione.

Il mai nato



Genere: film di paura..ahhhhhh..

Dunque gli effetti speciali sono da paura di nome e di fatto, e l’abbiamo capito, (per chi conoscesse Robot Chicken ricorderei “Michael Bay: EXPLOSION!,Michael Explosion!!, BAM!, Michael BOOM! Booom Bay, BABABOOOOOM!!Explosion!!”), l’unico piccino piccino sebbene cruciale dettaglino è dato dal fatto che allo spettatore è possibile prevedere quando coprirsi gli occhi con la precisione di un orologio nucleare, a causa della trama che è quanto di più scontato esista in ambito horror; (ragazza perseguitata da un demone che la vuole possedere in quanto gemella, con madre suicida a seguito, si rivolge ad una vecchia, che si scoprirà incredibilmente sua nonna biologica, la quale prima si rifiuta di aiutarla..poi ci ripensa, sempre incredibilmente, e la aiuta, segue morte di un paio di parenti ed amici in corso d’opera, esorcismo e finalone assolutamente a sorpresa in cui lei si scopre incinta..[rullo di tamburi]’ di DUE GEMELLI!!!
[ -prego fare coro di “ooohhhhhhhhhhhhhOHHHHH!!!” ,adesso- ]

Frasi celebri:
•(riferendosi alla vecchia subito dopo che la gentile anziana urlante ha cacciato lei e l’amica dal centro geriatrico dove vive)
“Sa qualcosa me lo sento…”
•(dopo il letale flash-back in cui la sua mente collega lei+ragazzo+casa libera+niente preservativo=*****+vomito+nausea=il Sorpresone!)
Infermiera:“complimenti signora lei aspetta due bellissimi gemelli!”

sabato 21 marzo 2009

The Brakes - Beatific Visions

Rough Trade

Genere: Indie/Pop-Rock

Raccomandato Se Vi Piace: Pixies, Super Furry Animals, British Sea Power, The Electric Soft Parade, R.E.M.

Ho letto da parecchie parti sul web, che quest’album dei Brakes è veramente brutto. Da bravo bastian contrario, invece pontifico assolutamente che “Beatific Visions” è un assoluto capolavoro.
Ok la smetto di scherzare. Non è orrendo ma non è nemmeno un album da promuovere: band nata da un idea di Eamon, ex tastierista dei British Sea Power, questi Brakes presentano un disco denso di indie di fine anni 90, tanto influenzati dal post-punkish dei Pixies (l’orrenda “Porcupine Or Pineapple”, la bella “Margherita” e l’iniziale “Hold Me In The River”) che dal british pop di Blur e compagnia bella (la pallosa titletrack) che dal pop rock dei R.E.M. (“On Your Side” potrebbe essere una delle tracce nascoste della band di Michael Stipe, mentre la noiosa “Mobile Communications” è da evitare). Un lavoro quindi, che sembra un po’ fuori dal tempo, collocato cronologicamente un po’ troppo tardi ma che gli indie snob, potrebbero apprezzare proprio per questo: per gli altri ci sono le band nominate sopra.
Voto:4,5/10

giovedì 19 marzo 2009

Trashlight Vision - Alibis And Ammunitions

Undergroove Records

Genere: Glam-Punk/Glam

Raccomandato Se Vi Piace: Backyard Babies, Murderdolls, Amen, Towers Of London, Wednesday 13

Ecco uno di quei dischi che sanno di lacca e mascara appena lo metti su. Acey Slade (ex chitarrista dei Murderdolls), prende possesso di questa band, diventandone leader e cantante e la trasforma in un Murderdolls pt.2,5, ovvero tenendo la potenza rock’n’roll e l’irriverenza, e rubando palesemente il retaggio glam dalle band di fine anni 80. Il risultato è un cd che suona molto Backyard Babies meets Murderdolls, ovvero un punk’n’roll dal contenuto glitterato e truccato che i fan di band come Amen e Towers Of London non tarderanno ad amare. Il disco è ben suonato e ben fatto per buona parte del lavoro, peccato solo ci sia una notevole pecca d’originalità in tutto ciò: un disco che, negli anni 90, avrebbe fatto faville.
Voto:6/10

mercoledì 18 marzo 2009

Incontro al MLAC con Roberto Vignoli fotografo dell’inusuale


Dove: MLAC - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea

Quando: 05/03/2009 - 19/03/2009

Info: Piazzale Aldo Moro 5, Tel.06/49910365, Lun-Ven ore 14-19.00, Ingresso Libero

Giovedì 5 marzo 2009, presso il MLAC – Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea, Sapienza Università di Roma, è stata inaugurata la mostra fotografica di Roberto Vignoli, Malecón, a cura di Giorgia Calò.

L’opera presentata in occasione di questa esposizione è un’unica fotografia lunga 19 metri raffigurante il lungomare cubano, Malecón, meta di un viaggio di Vignoli a seguito di una mostra commissionatagli dall’ambasciata cubana.

La “fotona”, così come ama chiamarla l’artista, nasce dall’esigenza di documentare l’architettura del posto e le sue evoluzioni rispetto ai decenni passati: essendo proprio il lungomare la parte urbana più rappresentativa delle trasformazioni verificatisi, Vignoli ha deciso di cogliere in un unico scatto la completezza e, allo stesso tempo, l’eterogeneità architettonica del lungo viale.

Per l’esecuzione tecnica del lavoro, apparentemente semplice e non arzigogolato, sono stati impiegati sei lunghi mesi di lavoro: nell’arco di tempo sono stati decisi colori, soggetti da immortalare ed eventuali lavori di post-produzione da eseguire per poter rendere al meglio le sensazioni forti provate da Vignoli durante la sua esperienza a l’Avana e, ovviamente, cercare di comunicarle al pubblico.

Oltre alla seconda fotografia più lunga del mondo, solo per qualche centimetro infatti non è entrata nel guinness del primati, sono state proiettate su televisori al plasma otto immagini in bianco e nero realizzate sempre durante l’esperienza cubana e che, a detta del fotografo, “…devono rappresentare anche il retro del Malecón e quindi cosa succedeva dietro di me mentre ero intento a fare i miei scatti…”: bambini che si tuffano dai muretti, gente che fa il bagno accanto allo scarico delle fogne sempre col sorriso in viso, senza grandi pretese; rappresentazioni naturalistiche di una Cuba ancora incontaminata dall’industrializzazione moderna.

A. T. - Per iniziare, una domanda a bruciapelo: ti senti più reporter o artista?

R. V. - Ormai senz'altro artista. Non ho più tempo per seguire le novità del mondo e documentarle.

A. T. - Per fare buone foto, sia artistiche che non, preferisci affidarti ad una tecnica raffinata o a forti emozioni?

R. V. - La tecnica bisogna impararla a fondo, così come la grammatica per uno scrittore, per poterla violare; e violare le regole è sempre una forte emozione.

A. T. - Molti criticano l’utilizzo di programmi come Photoshop per la rifinitura delle immagini in quanto convinti che la post-produzione non sia un segno di professionalità. Tu cosa ne pensi?

R. V. - Al tempo della pellicola lo stampatore faceva più o meno le stesse cose, ma con più fatica. Photoshop è un mezzo per raggiungere gli obiettivi prefissati. Lo dico sottolinenando però che per "4 artiste a Roma" (Mostra di Roberto Vignoli, Expotrastiendas di Buenos Aires 2007; Galleria Cermen Montilla, L’avana, Cuba, aprile 2008) ho utilizzato la tecnica del light painting (si basa sull'uso della luce artificiale per disegnare, modellare e creare forme e linee) proprio per non utilizzare la post-produzione e gestire la l'immagine nella sola fase di scatto.

A. T. - Preferisci utilizzare per i tuoi lavori una macchinetta analogica o digitale?

R. V. - Dipende da cosa devo fare, spesso uso tutte e due; poi scelgo il risultato che mi piace di più.

A. T. - Tralasciando per un attimo il lavoro più propriamente tecnico del fotografo, secondo te per utilizzare la fotografia in campo artistico bisogna rischiare sovvertendo le regole o basarsi sui metodi definiti accademici?

R. V. - Partire dai metodi definiti accademici e provare a sovvertirli.

A. T. - Nella conferenza tenuta qualche giorno fa al MLAC, hai parlato con gli studenti di ambiguità artistica. A cosa ti riferivi quando parlavi di opere d’arte il cui mistero funge da stimolo per il pubblico?

R. V. - Tanto più un soggetto è in grado di soddisfare le singole immaginazioni personali di coloro che lo guardano, anche se in contrasto tra loro, tanto più un’opera è riuscita. Questa è, ovviamente, soltanto la mia opinione.

A. T. - Le tue foto, dunque, pensi siano ambigue, misteriose, stimolanti?

R. V. - Il mio percorso tende a questo, ma non sta a me dire se e quando ci sia riuscito.

A. T. - Hai un messaggio particolare da comunicare agli spettatori con l’ausilio delle tue foto?

R. V. - Sì: siate liberi di pensare quello che vi pare. Il mio obiettivo è di stimolare il pensiero. Se non stimolo nulla, ho fallito.

A. T. - Hai esposto i tuoi lavori in gallerie internazionali. Qual è il tuo rapporto con le istituzioni museali in genere e con i curatori?

R. V. - È indispensabile raggiungere una buona intesa con tutto lo staff, altrimenti ognuno va per conto suo e si rimane insoddisfatti. Finora ci sono riuscito.

A. T. - C’è appena stato il vernissage della mostra “Roberto Vignoli: Malecón” al MLAC, presso La Sapienza. Parlami del tuo progetto.

R. V. - Inizialmente volevo solo documentare lo stato architettonico della città. Infatti, in una prima fase, ho lavorato con foto "a regola d'arte". Poi, come al solito, ho sentito un gran bisogno di fare come mi pare ed è nata la "fotona" di 19 metri.

A. T. - Possiamo definire il tuo viaggio a Cuba un’esperienza importante nell’ambito della tua carriera artistica?

R. V. - Senz'altro, ma soprattutto è stata importante umanamente. Il popolo cubano è straordinario. In genere, nel mondo, la gente è sempre meravigliosa, sebbene in alcuni luoghi ci voglia un po' di tempo in più per instaurare un contatto. Ma quella di Cuba è davvero speciale.

A. T. - Un’ultima domanda: dai un consiglio a tutti quei giovani che vorrebbero, come te, intraprendere la carriera di fotografo.

R. V. - Non vi arrendete mai. Se tutto dovesse andare storto prendetevi una vacanza e poi ricominciate d’accapo.

lunedì 16 marzo 2009

Watchmen



premessa: sin da quando ho sentito parlare della trasposizione in celluloide di Watchmen, ho confidato nella regia di Zack Snyder. in 300 aveva fatto un ottimo lavoro, molto fedele al fumetto, soprattutto, cosa che per me è molto importante (difatti non sopporto granché quando un libro viene completamente stravolto dalla sua versione cinematografica, soprattutto se il libro mi è piaciuto parecchio), quindi sono più o meno sempre stata sicura che avrebbe fatto un buon lavoro. certo però, l'aver visto The Spirit rovinato e privato di senso da Frank Miller, in cui riponevo la stessa dose di fiducia (evidentemente Sin City è uscito fuori abbastanza bene proprio perché lui stesso ne è l'autore, e quindi conosce bene la materia che ha creato), mi ha fatto vacillare lievemente. avevo paura che anche Watchmen potesse venir fuori una colossale cagata, ma documentandomi e andando a cercare trailer su trailer, video e quant'altro, sono tornata a sperare che fosse una trasposizione quantomeno fedele, e così, a grandi linee, è stato. ovviamente ci sono dei dettagli modificati (come in qualsiasi film tratto da qualcos'altro, sia esso lettura o opera teatrale), e anche il finale (non vi dico come, però, sennò magari rovino la visione a chi legge :°D), ma, ad essere sincera, quando mi è stato riferito ho pensato a chissà cosa, e invece devo dire che non solo non è stata una variazione estrema o comunque eclatante, ma così ha pure più senso, almeno secondo me (le scuole di pensiero sono sempre variegate in questi frangenti). insomma, il finale cambiato funziona come, anzi, possibilmente meglio di quello originale, quindi non va a intaccare la fattura di questa pellicola.
parlando di altri dettagli, come in 300 Snyder si riconferma pedissequo e puntiglioso (gli attori sono incredibilmente somiglianti ai personaggi della versione cartacea), andando a migliorare soltanto laddove ce ne sia bisogno (il costume di Laurie, per esempio...quello del fumetto era abbastanza bruttarello, questo del film invece è parecchio figo, più da eroina, se non altro...comunque lo styling è stato rinnovato, modernizzato, un po' a tutti loro); la colonna sonora, sia le composizioni originali che le canzoni di altri autori (i titoli di testa accompagnati da The Times They Are a-Changin' di Bob Dylan è sublime, e insieme ai titoli di coda, accompagnati dai My Chemical Romance con una cover proprio di Dylan, Desolation Row, funge da quadratura del cerchio ideale. e che quadratura! *_*) calzano perfettamente con le scene in cui sono state inserite e rimandano alle citazioni direttamente del fumetto, alla fine di ogni capitolo.
un altro punto su cui sono rimasta positivamente colpita (ma non devo renderne merito al regista) è stato il doppiaggio: gran belle voci, adatte, soprattutto.
insomma, a me questo film è piaciuto un bel po', non mi ha deluso nemmeno un attimo e, nonostante la lunghezza (2 ore e 45 minuti, a cui mi sembra di aver capito che ne verranno aggiunti altri in una sorta di director's cut) è filato liscissimo e non mi ha annoiato nemmeno un po'.
una chicca: chi ha letto il fumetto magari si chiederà se l'esperimento metaletterario del fumetto I Racconti del Vascello Nero sia rimasto nella sceneggiatura del film: beh, in realtà no, probabilmente per ragioni di lunghezza del film, però Zack Snyder è produttore esecutivo di un cortometraggio animato interamente dedicato alla saga del fumetto nel fumetto, che serve come da contrappunto per la storia in cui è inserito: ecco il trailer.

voto: 8/10 (aspetto a vedere la versione integrale, quando uscirà il dvd. ci sono delle omissioni nella trama che non intaccano la scorrevolezza del film, ma che uno che ha letto il fumetto nota all'istante. ad esempio, un esempio stupido - ma ovviamente trattandosi di una MIA recensione c'era da aspettarselo - Laurie Juspeczyk non è più una specie di ciminiera con le gambe. in due ore e 45 non tocca una sigaretta che sia una, mentre nel fumetto era sempre lì a sfumacchiare :°D)

domenica 15 marzo 2009

The Valley Arena - Take Comfort In Strangers

Astro Magnetics

Genere:Post-Hardcore/Indie
Raccomandato Se Vi Piace: Fugazi, No Knife, Mock Orange, Red Animal War, Jawbox, The Sleeping, Recover

La Astro Magnetics di Geoff Rickly continua a stupirmi: dopo album già recensiti qui come, “This Was Built To Make You Dance” dei Secret Lives Of The Freemasons ed “Hello Sailor” dei Blackout Pact, ora tocca a “Take Comfort In Strangers” dei The Valley Arena. L’album a dire la verità non parte in maniera esaltante, anzi la prima parte del disco è particolarmente anonima, ma si riprende con forza e vigore con l’ultima parte del disco. “Piano Wire”, “The Metal Of Your Teeth”, “The Plastic Knife You Swing” e la tracklist, riprendono quei suoni marcati Dischord di Fugazi e Jawbox, rielaborandoli in maniera più semplice e più appetibile per il pubblico, rifacendosi anche ai lavori di Recover e Mock Orange ma soprattutto di Red Animal War e No Knife. Per tutti gli amanti di quel post-hardcore vicino all’indie (come insegnano ancora oggi i The Sleeping),questo è il cd che devono buttarci un ascolto.
Voto:6,5/10

venerdì 13 marzo 2009

PMX - Rise And Shine

Milk & Cookies/Bells On Records/Allstar Recordings
Genere: Hardcore Melodico/Pop-Punk

Raccomandato Se Vi Piace: Belvedere, This Is A Standoff, Jet Market, Beerbong, Much The Same

Hardcore melodico europeo a manetta. Questo è quanto propongono in buona parte i PMX, quartetto proveniente dalla città scozzese di Perth, con questo album intitolato “Rise And Shine” che fa una vera e propria summa dell’hardcore melodico del duemila: veloce, melodico e molto tecnico. Basta dare un ascolto a canzoni come “Yesterday”, “The Epic” o “December Rained” per trovare un notevole punto di contatto tra la band, ed altre realtà come Belvedere o This Is A Standoff, oppure gli italianissimi Beerbong, Jet Market o Standing Still. Un dischetto niente male, capace di essere gradito sia dagli estimatori che dai novelli ascoltatori.

Voto:6,5/10

Demon's Claws - Satan's Little Pig

In The Red Records
Genere: Garage/Blues/Rock’n’Roll

Raccomandato Se Vi Piace: Oblivians, Brimstone Howl, The Stooges, Iggy Pop, Bassholes, The Sonics

Giunti al quinto album, i Demon’s Claws tornano con un garage rock’n’roll primitivo e grezzo, a metà tra i Sonics e gli Oblivians con una voce smaccatamente di stampo Iggy Pop, periodo The Stooges. Il disco regge bene per le prime 3 canzoni, poi dopo un po’ si perde in un continuo ripetersi e ripetersi e ripetersi: nel suo genere, il disco fila bene, ma per chi non fa del garage il suo pane quotidiano, il disco è abbastanza ripetitivo. E su internet ho letto opinioni che dicevano, che la band è maturata parecchio. Sarà…
Voto:5/10

Sondaggio pt.4



E anche l'ennesimo sondaggio ora è terminato con una vittoria sul filo di lana della mia squadra (grazie ragazzi, vi darò presto tutti i soldi con gli interessi, come pattuito).
Ora, il nuovo, grandioso, sondaggio che ci metterà gli uni contro gli altri ovvero:
CHI E' IL MIGLIOR AUTORE SU QUESTO BLOG?
Votate numerosi.

mercoledì 11 marzo 2009

Psyopus: Odd Senses

Genere: Technical Death/Grind
Se vi piacciono: The Red Chord, Dillinger Escape Plan

"Buona" la terza si direbbe, dopo due album veramente inconcludenti, gli Psyopus ci riprovano con questo Odd Senses, platter che riprende quanto lasciato da Our Puzzling Encounters Considered, ossia un metal estremamente frenetico, tecnicissimo e pregno di virtuosismi.
Di gruppi che suonano musica complessa, in ambito metal, ve ne sono miriadi, ma nessuno è come gli Psyopus, mentre le altre band mettono al servizio del pezzo la loro tecnica, i nostry Psyopus fanno questo: Mettono la tecnica e basta.
Caratteristica principale del gruppo statunitense è infatti quella di non avere assolutamente una struttura-canzone lineare, anzi non cel'hanno proprio, rendendo l'ascolto già di per sè difficile praticamente una tortura.
Se non bastasse, aggiungete a questo i nuovi campionamenti sovrapposti di voci recitanti o urlanti in loop estremi e le solite chitarre fischianti a distruggere la vostra membrana timpanica, insieme a una batteria da urlo ma al tempo stesso inseguibile tanto repentini e frequenti sono i cambi di tempo.
Insomma, poco si salva in questo cd, alcuni riff e tecnicismi sono senz'altro ottimi, ma la sensazione finale è che gli Psyopus suonano solo per mostrare i loro numeri e senza badare a un minimo di decenza musicale, la sperimentazione e l'estrosismo sono un ottima cosa, ma qua, a tratti, si parla di casino puro.

Voto: 5.5

Captain Cleanoff - Symphonies Of Slackness


Genere: Grindcore
Se vi piacciono: Anaal Nathrakh, Napalm Death, Misery Index

Sudore, potenza, violenza, e tanto tanto grind, è questo quello che rimane dopo aver ascoltato questo Symphonies Of Slackness, mazzata grind australiana, che arriva dritta sui vostri denti e stomaco.
21 tracce per 28 minuti di musica scarsi, l'irruenza dei Captain Cleanoff è solo pari al loro devastante muro di suoni, reso magnificamente da una produzione pulitissima che ci fa catapultare direttamente in mezzo al pogo; se ascoltate il cd in macchina lo scatenerete in macchina, se lo ascoltate sull'autobus lo scatenerete sull'autobus e se lo ascolterete in chiesa probabilmente farete esplodere la sacrestia.
Insomma, se volete divertirvi a mazzarvi con gli amici, la compilation perfetta è proprio questa!

Voto: 7.0

martedì 10 marzo 2009

The Virus - Benefits Of War


Dirty Punk

Genere: Punk/Street Punk

Raccomandato Se Vi Piace: Defiance, The Unseen, A Global Threat, Lower Class Brats

Piccolo sette pollici da divorare per gli amanti del punk grezzo e duro, questo dei The Virus. Quattro canzoni al fulmicotone, dove la titletrack “Benefits Of War” fa, decisamente, la parte del leone non facendo assolutamente sfigurare le altre canzoni, tra cui una cover di “Nations On Fire” dei Blitz. Per amanti dello street punk americano, tutto creste e borchie.

Voto:7/10

lunedì 9 marzo 2009

Hotter Than June - Leave All The Pretty Things Alone

Autoprodotto

Genere: Nu-Emo/Alternative Rock
Raccomandato Se Vi Piace: Nothing Unexpected, Hidden In A Plain View, Joy In Tomorrow, Senses Fail

Questo debutto autoprodotto degli Hotter Than June, colpisce ma non stordisce. L’alternative-rock venato di nu-emo (gli urlati in “Go.Fight.Win” e in “Simple Conversation”, le tastiere di “Knock Down, Drag Out”) proposto dalla band di Kankakee, Illinois, è simile a quanto proposto da band come Joy In Tomorrow e Nothing Unexpected o quello di band più blasonate come Hidden In Plain View e Senses Fail, ma abbastanza anonimo. L’unico brano veramente toccante è la title-track che si avvicina pesantemente ai territori di band come The Canvas Waiting (in fatto di pathos) e di Dreamstate e, gli appena recensiti, Better Off Tomorrow (per via del piano). Da riascoltare.

Voto:6/10

domenica 8 marzo 2009

Better Off Tomorrow - Let's Say All The Things We Never Said

Autoprodotto
Genere: Power-Pop/Emo-Pop-Punk/Pop-Punk

Raccomandato Se Vi Piace: The Track Record, Dreamstate, Down For The Count, American Diary

Se esistesse un sito chiamato “Piano-Rock-Bands.com”, penso che ormai sarei diventato (a me che non ne sia il fondatore) uno dei massimi esperti lì dentro, a furia di scaricare band randomizly e a trovarmi davanti sempre buoni gruppi o artisti su cui poter sbavare dietro per ore e ore. L’ho fatto già con Dreamstate, l’ho fatto all’epoca con The Track Record, Something Corporate e Straylight Run, e molto probabilmente lo farò ora con i Better Off Tomorrow. Il gruppetto (tra l’altro unsigned all’epoca, altro mio feticcio) riesce a suonare un buonissimo power-pop/emo-pop-punk, sulla scia di quelle band che si stanno facendo strada nella scena underground americana, come American Diary, i già citati Dreamstate e The Track Record, Down For The Count e Better Luck Next Time, tirando fuori ottime canzoni come “If You Lived Here, You’d Be Home By Now”, “A Streetcar Named Disaster” e “Sever The Tie”. Diciamo che sto cominciando ad entrarci in fissa…
Voto:8/10

sabato 7 marzo 2009

Fired Up - When The Lights Go Out

Youngblood Records
Genere: Hardcore/ Straight Edge
Raccomandato Se Vi Piace: Get The Most, Common Cause, Far From Breaking, True Colors, Lights Out, Internal Affairs
Un discreto debutto questo della band del Connecticut, Fired Up: si tratta qui di uno Straight Edge hardcore, diretto ma non eccessivamente violento, di buona qualità. I numi tutelari della band sono Get The Most e True Colors, con un occhio di riguardo a band del passato come Youth Of Today e Ten Yard Fight: oltre al debutto di sei tracce, nel cd possiamo anche trovare la ristampa del loro demo che gli è valso il contratto con la Youngblood Records. Da ascoltare, se proprio non ne potete fare a meno.
Voto:6/10

Jackie-O-Motherfucker - America Mystica

Very Friendly
Genere: Psychedelic
Raccomandato Se Vi Piace: Vibracathedral Orchestra, Raccoo-oo-oon, Sunburned Hand Of The Man, Charalambides
Ora, io molto probabilmente sono l’ultima persona adatta a parlare di questo album. Lo ammetto. Il nuovo lavoro dei Jackie-O-Motherfucker prende spunto da un poemetto di Eugene Jolas intitolato, appunto, “America Mystica”. E io dico, tutta sta manfrina, per mascherare un disco che se ti fai un paio di cannette o prendi un bel pasticcione, fai uno dei trip più allucinanti della terra?
Io mi perderò pure tutto il divertimento, però se volete, il cd si trova.
Per i preparativi, purtroppo non posso esservi d’aiuto.
Voto:6,5/10

venerdì 6 marzo 2009

The Early November - The Mother, The Mechanic And The Path

Drive-Thru Records

Genere: Power-Pop/Emo-Rock

Raccomandato Se Vi Piace: I Can Make A Mess Like Nobody’s Business, Daphne Loves Derby, Northstar

Torno dopo una pausa più o meno lunga, causa esami ed incombenze varie, e torno parlando dell’ultimo album degli Early November. Ecco, chi mi conosce sa che il suddetto gruppo è uno dei miei preferiti in ambito emo-rock ma quest’album non me la sento di promuoverlo a pieni voti. La band di Ace Enders si è lasciata trasportare un po’ troppo in questo triplo disco, come se le manie di grandezza si fossero impossessate dei loro corpi e gli avessero ottenebrato le loro menti. Per triplo disco, intendo proprio un triplo disco, di quelli contenenti quasi una cinquantina di pezzi nuovi o in alcuni casi, pezzi riarrangiati ex-novo (“Decoration” ed “Outside”, due dei pezzi migliori), di quelli che nella maggioranza delle volte, sono un sonoro flop. E sonoro sonoro, come flop, in realtà non lo è del tutto. Nel primo cd di questo “The Mother, The Mechanic And The Path”, dal suono decisamente rock ed in linea con quanto fatto sia con il precedente “The Room Is Too Cold” che con il side-project I Can Make A Mess Likes Nobody’s Business, troviamo, come succede spesso, una manciata di buone canzoni (su tutte il divertimento di “The Car In 20” e la pacatezza “emo” di “Long Talks”) e un paio di pezzi tremendamente anonimi (“The Rest Of My Life”) per una sezione emo-rock di buona fattura. Il secondo cd è già più variegato e risente tantissimo dell’influenza di Ace Ender come songwriter: “My Lack Of Skill” è una specie di burlesque al maschile, piano e voce filtrata come se provenisse da un megafono, “Little Black Heart” è un pezzo con chitarra classica, tra il pop dei tardi anni 60 e le atmosfere intime dei lavori precedenti della band, “I Don’t Know How To Say This” è una bellissima ballata acustica con un ottimo ritornello mentre invece “1000 Times A Day” colpisce più per il testo che per la melodia, quasi monotona a dire il vero. Il terzo disco invece è praticamente un divertissement della band, che ha provato a cimentarsi con generi che non c’entrano molto con la loro musica, come country (“Guess What” e “You Don’t Know What It’s Like”), R&B (“Session 8”), un pizzico di post-rock (“Session 5”) e così via: il risultato è comunque divertente e gradevole, trattandosi di una colonna sonora di una vita fittizia, raccontata ed inventata appositamente per il disco. Come detto all’inizio comunque, disco gradevole, ma forse gli Early November hanno decisamente puntato troppo in alto con questo.

Voto:6,5/10

mercoledì 4 marzo 2009

Sondaggio pt.3

Visto che avete decisamente gradito le recensioni artistiche, passiamo, con un pò di ritardo, al nuovo sondaggio.
Secondo voi, ho rotto le palle con la Deep Elm?
A voi l'ardua sentenza.

domenica 1 marzo 2009

ALKALINE TRIO + BRODWAY CALLS @ Rolling Stone ,Milano 29/01/2009


Arrivo davanti al noto locale milanese con una mezzoretta d’anticipo ,giusto in tempo per farmi qualche birra e guardarmi intorno.Noto che l’età media è abbastanza alta e tiro un sospiro di sollievo ,vuol dire che almeno uno dei miei gruppi preferiti non ha attaccato su i vari fan di : Dari,Finley,Lost,Tokio Hotel.Mi metto in fila ed entro.
Tempo quindici minuti e fanno la comparsa sul palco I Brodway Calls . Un power trio davvero interessante(ho appena appreso che hanno firmato con la sideonedummy,complimenti) fanno il loro sul palco con ottimi pezzi sullo stile primi alkaline trio e face to face.Sicuramente un gruppo da seguire.
Ma ecco che dopo l’antipasto arriva la portata principale.
La scenografia con due striscioni con scritto “Irony And Agony” si srotola sul fondo,le luci si abbassano e i tre salgono sul palco.Quando cominciano con il primo pezzo,Private Eye, capisco che è la serata è quella giusta.
I Pezzi sono tanti e vari,solo per farvi capire dall’ultimo album ne hanno suonate solo due,passando dai classici come Stupid Kid ,Jaked On Green Beers a pezzi più recenti come Sadie o Time To Waste.
Concerto perfetto canzoni eseguite al millesimo di secondo e con il gruppo che intrattiene il pubblico come pochi. Pubblico al quale và una menzione speciale perché è recettivo,canta dall’inizio alla fine,salta,poga si fa trovare preparato tanto che matt ne rimane entusiasta.
Esco dal concerto svociato e felice come pochi, il trio rimane uno dei migliori gruppi in circolazione e speriamo che rimangano su questi livelli ancora per un po’.

Voto: (8/10)