Genere: Black Metal, Ambient
Se vi piacciono: Leviathan, Dimmu Borgir (primi 2 cd), Ulver, Emperor
Parliamo di Arte oggi, Arte con la "A" maiuscola, arte da un paese che non ti aspetti, gli Stati Uniti, suolo che ultimamente in campo black metal riesce a regalare album di ottima fattura, vedi l'ultimo dei Leviathan.
Ma non voglio assillare con inutili paragoni ad altri gruppi del passato o del presente, perchè i Wolves In The Throne Room riescono a plasmare un genere fatto di clichè (satanismo, anticristianesimo ecc,ecc) e a tramutarlo a servizio del loro messaggio.
Per farvi capire di che cosa trattano i testi e le melodie, vi basti pensare che questo cd è stato registrato in una capanna in mezzo a una foresta; ebbene sì, per quanto sia atipico parlarne nel black metal, i WITTR trattano temi ecologisti se vogliamo ma in particolare della natura e di quanto possa essere molto più antica dell'uomo e, sebbene spesso noi la consideriamo come uno "sfondo" essa è una forza potentissima e arcaica con cui fare i conti.
Parliamo ora della musica contenuta in questo cd, i brani sono solo 4, ma questo non impedisce al minutaggio di superare i 45 minuti, infatti, eccetto la prima traccia, tutte le altre composizioni superano i 10 minuti di durata; non fatevi intimorire da questo, perchè i WITTR sono dei maestri in fase di arrangiamento e le canzoni scivoleranno via con un incedere sia ferale che placido in men che non si dica.
Partiamo in ordine, dalla prima stupenda traccia "Dia Artio", considerabile quasi un intro, di 5 minuti, la canzone è inquadrabile come ambient più che altro, le chitarre hanno un incedere veramente ipnotico e lentissimo, così come la batteria che compie un lavoro di solo contorno, minimale, in questa traccia sono le emozioni quasi oniriche affidate alle chitarre rarefattissime e impreziosite da una registrazione che amplifica le distorsioni grazie alla non professionalità tipica da studio.
Con "Vastness and Sorrow" il cd inizia a prendere una piega più familiare al black metal, parliamo infatti di una traccia con tempi per lo più serrati, le chitarre sono maligne, paludose e in certi passaggi tetre, in una evocazione spettacolare di quanto la natura possa essere estrema, dipingendo paesaggi veramente cupi come di lande desolate e permeate da un'atmosfera nera; questo inno alla natura predilige l'aspetto più crudo della natura, come quello dei predatori in caccia in una foresta piena di insidie.
Passiamo poi a "Cleansing", canzone che per una buona metà regala un'apertura ambient da far venire i brividi, riprendendo più o meno l'idea dell'opener "Dia Artio" i nostri aggiungono una voce lirica femminile di una guest vocalist. L'effetto è incredibile, e solo ascoltare la traccia potrà rendere l'idea di quanto questo gruppo sia in grado di evocare paesaggi con il solo uso di 3 strumenti; la canzone dopo questa intro delicata sfocia in un altro passaggio duro e straziante, tipico del black metal anni 90.
Conclude "I Will Lay Down My Bones Among The Rocks And Roots" che parte con un arpeggio veramente delicato e malinconico per poi tornare su ritmiche più tempestose, con una voce che ancora una volta, col suo urlo lacerante, riesce a urlare tutto il dolore di una natura quanto mai trascurata e abusata dai tempi moderni, si finisce in bellezza con un rallentamento apocalittico, un incedere tribale e antico e ancora una volta i nostri propongono la voce femminile, quasi a monito che la natura, con la sua voce, può essere sia straziata e lancinante che soave e melliflua e che in fondo, è stata la nostra culla per millenni e noi ne siamo suoi figli.
Voto: 8,5