Deep Elm
Dopo una pausa durata svariati anni, la Deep Elm ha deciso finalmente di riprendersi il titolo di etichetta cardine nello sviluppo (e purtroppo dell’inbastardimento) dell’emo. Ci riuscirà?
Analizziamo ogni band per questo undicesimo volume degli Emo Diaries.
Above Them: decisamente dignitosi nel loro post-hardcore di marca svedese (Sounds Like Violence, Starmarket) nonostante siano inglesi. Ottima traccia d’apertura.
This Drama: nuova entrata nella scuderia Deep Elm, i This Drama propongono un delizioso quanto innocuo indie newyorkese. Da sentire in sedi più consone.
While You Were Gone: vera e propria chicca della compilation. Emo-pop-punk tra Brandtson, The Forecast e i Pohgoh più movimentati, questo quintetto capitanato da una splendida voce femminile, riesce a catturare al meglio l’idea di unione tra emo e power-pop, in una sola canzone.
Knockout Kings: splendidi ma copie dei primissimi Taking Back Sunday, da prenderli per quello che in realtà sono.
Andy Tanner & His Grand Piano: un bravo cantautore a metà tra un primigenio Bright Eyes, un Kevin Devine/Miracle Of 86 ed una toccata e fuga da parte del genio Jonah Matranga (si sentono i New End Original di sottofondo). Pollice in su per Andy Tanner.
The Crash Engine: a metà tra l’emo di inizio 2000 e un alternative rock mainstream. Passiamo oltre.
The Decoration: emo-pop classico, niente di particolare da riferire.
I’m Fashion, You’re Victim: probabilmente i capoccia della Deep Elm avranno avuto i loro motivi per inserire un brano del genere. Non è che sia brutto, affatto, ma stona con quasi tutto (Panel a parte) il resto del disco: metalcore emozionale, tra i Thrice di “The Safety Of Illusion” e vaghi accenni allo screamo nel cantato. A me personalmente, sono piaciuti.
Young Hearts: emo-pop-punk di discreta fattura, quasi targato Red Leader Records o No Idea, per intenderci. Carini e si vede che è una band con esperienza alle spalle.
The City Beautiful: un gruppo olandese a metà tra lo shoegaze e l’indie, decisamente brutti.
My Awesome Compilation: pop-punk inglese che, chitarristicamente parlando, a volte prova a buttarsi su roba un po’ più pesante. Ho sentito tracce migliori della band, quindi posso parlarne bene a prescindere.
Panel: grandissima canzone, siamo in territorio Planes Mistaken For Stars e la dualità violenza-emotività è mantenuta a livelli eccelsi. Dunque un ottima conclusione per un disco che esalta a metà ma che non fa tornare la Deep Elm a riprendersi esattamente quello che era loro, ma soltanto gli scampoli di quello che poteva esserci all’inizio del millennio. Vedremo in futuro con il dodicesimo capitolo.
Voto:6/10
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